Ecco il futuro: Lavoro Diffuso e Smart City

Lavoro e città più hi-tech, sostenibili e green!

Nel corso del 2020 e in particolare nell’anno in corso, siamo ufficialmente entrati nell’epoca del lavoro diffuso, dell’ufficio “liquido”. La pandemia ha messo in evidenza l’importanza di poter lavorare in modalità smart. Ovvero non più nell’ ambiente chiuso del proprio ufficio, nei locali della propria azienda, bensì in spazi condivisi, preferibilmente logistici e facilmente raggiungibili dalla propria abitazione. Privilegiando mezzi di trasporto sostenibili, come i mezzi pubblici o meglio ancora spostandosi a piedi o in bicicletta.

Nonostante si parlasse da tempo di smart working e modalità agili di lavoro, la realtà è che in era pre-Covid questo riguardava in Italia “circa 570 mila lavoratori, divenuti 6,58 milioni in primavera e oggi, alle prese con un (molto) difficoltoso new normalcirca 5 milioni” (studio condotto da Economyup).

Da qui il ruolo fondamentale svolto dai coworking, diffusi ormai capillarmente su tutto il territorio urbano delle grandi città.

Il luogo di lavoro viene ormai inteso in termini di space as-a-service, ovvero spazio come servizio e non più come semplice ambiente fisico. I coworking, infatti offrono servizi, come le attività di formazione e le consulenze specialistiche.

Il lavoro che si svolge in un Coworking, ben si inserisce nel concetto più ampio di smart city.

La smart city è una città che è in grado di gestire con efficienza le risorse energetiche e ambientali, con l’obiettivo di essere economicamente sostenibile ed energeticamente autosufficiente. Nello stesso tempo è in grado di migliorare la qualità della vita dei propri cittadini, garantendo servizi e infrastrutture volti in particolare allo sviluppo del lavoro. Lavoro che deve essere anch’esso sostenibile ed efficiente.

Di seguito alcuni passaggi tratti da un articolo di Luciana Maci (su Economyup) e i dati pubblicati nel rapporto annuale di ICity Rank sul livello di digitalizzazione delle città italiane.

Smart city: cosa sono, a che servono e come funzionano le città sostenibili

Per Smart City intendiamo uno spazio territoriale che sa stare al passo con le innovazioni e con la rivoluzione digitale, ma anche sostenibile e attrattiva. Nelle smart city – almeno in quelle ideali teorizzate dalla letteratura sull’argomento – c’è elevata connettività, le strade sono percorse da auto a guida autonoma, gli incroci sono regolati da semafori intelligenti, gli oggetti si scambiano informazioni tra di loro grazie all’Internet of Things. Ma ci sono anche ampi spazi verdi, il traffico è fluido ed è possibile praticare una mobilità sostenibile fatta di bike sharing, car sharing e auto ibride o elettriche. Per tutti questi motivi la smart city è costellata di sensori che generano una grande quantità di dati, i quali possono alimentare servizi più evoluti ed in tempo reale, e permettere alle amministrazioni una gestione sempre più efficiente.

Nel 2019, Milano si confermava per il sesto anno consecutivo la città più smart d’Italia, seguita da Firenze e Bologna, secondo lICity Rank 2019. Nel ranking nazionale si posizionavano bene alcuni centri urbani di medie dimensioni come Bergamo, Trento, Parma, Modena e Reggio Emilia. Continuavano invece a restare indietro le città del Sud: le ultime venti in classifica era tutte meridionali. Roma era 15esima.

Città più digitali: la classifica 2020

La classifica di ICity Rank 2020 vede le prime dieci città (Firenze, Bologna, Milano, Roma Capitale, Modena, Bergamo, Torino, Trento, Cagliari e Venezia) con un livello di digitalizzazione “molto avanzato”, seguite da un gruppo di altre 15 di livello “avanzato”: Parma, ReggioEmilia, Palermo, Pavia, Brescia, Genova, Lecce, Cremona, Prato, Bari, Pisa, Verona, Vicenza, Bolzano e Forlì. 

Chiudono la classifica 8 città con ritardi critici, quasi tutte del Sud: Taranto, Avellino, Caserta, Carbonia, Nuoro, Enna, Chieti e, ultima, Agrigento.

Città sostenibili: Trento la N.1 nello Smart City Index EY 2020

Nel 2020 è Trento la città con le infrastrutture più sostenibili, seguita da Torino, al secondo posto, e da Bologna, al terzo. È quanto emerge dalla quinta edizione dello Smart City Index di EY diffusa nel 2020: una sorpresa rispetto alla precedente edizione, che vedeva Milano al primo posto, seguita dalle solite Torino e Bologna.

Il report analizza le 109 città capoluogo italiane, classificando il loro sviluppo in termini di reti e infrastrutture e misurando la loro capacità di innovare e offrire servizi di qualità ai propri cittadini. In particolare, i primi dati del rapporto 2020 analizzano il tema della sostenibilità urbana, prendendo in considerazione quanto le infrastrutture delle città sono smart nelle diverse componenti del trasporto, dell’energia e dell’ambiente (acqua, verde e rifiuti).

Ben 3 città metropolitane sono presenti nella top 5 di EY (oltre a Torino e Bologna sul podio, c’è Milano al 5° posto), e Firenze che chiude la top 20; solo un’altra città è presente nelle prime 30 (Venezia), mentre le altre si classificano oltre il 40° posto, con Catania al penultimo posto tra le città italiane (108° su 109). Anche le città medie occupano in maniera preponderante la classifica, con 12 città nella top 20. Al primo posto nella classifica Trento, che primeggia per trasporti, energia e ambiente; invece Mantova, al 4° posto, è la città più sostenibile tra quelle con una popolazione inferiore agli 80.000 abitanti; nella top 10 c’è anche Bolzano, Brescia, Bergamo, Pordenone e Ferrara. Nella top 20 rientrano Modena, Parma, Udine, Reggio Emilia, Padova, Treviso e Monza.

Milano al top per qualità della vita secondo il Sole 24 Ore

Milano è la città italiana dove si vive meglio secondo la classifica 2018 del Sole 24 Ore. I due riconoscimenti sono collegati: le smart city sono più attrattive e competitive della media delle altre città e rappresentano un volano importante per l’economia di un Paese, oltre a favorire il benessere dei cittadini. 

Lo Smart city lab a Milano: un laboratorio per startup

Proprio Milano, smart city N.1 in Italia, avrà un laboratorio sulle smart city. Lo Smart city lab sarà il primo incubatore interamente dedicato alle imprese e alle startup che operano per fornire soluzioni adatte alle città intelligenti. Il complesso che ospiterà il laboratorio verrà costruito in via Ripamonti 88, su un’area di oltre 3.000 metri quadrati tra superfici coperte e aree esterne sistemate a terrazze e giardini. L’annuncio è stato dato a febbraio 2020 dopo alcuni anni di attesa. Il termine dei lavori è per il momento fissato agli inizi del 2021

Smart citizenship: accedere a dati e informazioni

In un contesto politico tutto italiano, una città è composta dai suoi cittadini, una città smart deve garantire ai propri cittadini una serie di servizi e strumenti smart. Solo così si può parlare di smartcitizenship. Per promuovere la smartcitizenship è necessario fornire al cittadino:

L’accesso: gli strumenti indispensabili sono la rete (BUL, 5G, Wi-Fi), l’identità digitale, l’interoperabilità dei dati e le piattaforme di integrazione delle informazioni;

Le informazioni e i dati: i dati prodotti dai sensori devono essere resi disponibili ai cittadini, attraverso servizi che permettano di vivere la città in real time e prendere decisioni consapevoli;

Il sapere: i cittadini devono saper usare gli strumenti d’accesso e leggere i dati e le informazioni per correlarli ai comportamenti personali e collettivi. Il ruolo del sistema educativo locale (la scuola, l’università, le aziende, le famiglie stesse) diventa fondamentale per insegnare la nuova smartcitizenship.

Smart City, quali sono le tecnologie emergenti

Le applicazioni e i servizi di una smart city riguardano la mobilità, la scuola, il turismo, il government e la sanità. Per rendere sempre più smart queste aree è necessario utilizzare una serie di tecnologie e di strumenti hi-tech.

Per impostare e avviare le service delivery platform, per esempio, sono necessari i big data, gli open data, la geolocalizzazione dei dati, l’identità digitale e le piattaforme di pagamenti: tutto questo in un’ottica di interoperabilità e multicanalità.

Altro elemento essenziale della smart city è la sensoristica: pensiamo ai semafori intelligenti o alle videocamere di sorveglianza, ma anche a molti altri servizi che possono essere abilitati dai sensori.

Alla base dei servizi per le smart city ci sono le infrastrutture: le reti wireless o in fibra per il broadband, le reti di trasporto, quelle per l’energia e quelle per l’ambiente (rifiuti, rete idrica ecc. ecc.).

Smart city ed economia circolare

L’economia circolare, quella che punta al riuso e al riciclo di materiali (e non solo), può essere applicata con risultati positivi agli edifici e alle strutture all’interno delle città, contribuendo così a farle diventare vere e proprie smart city

Lavori e competenze necessarie per il futuro delle smart city

Si stima che circa il 40% dei 2,5 milioni di posti di lavoro previsti nei prossimi cinque anni saranno creati proprio nelle città. Di questi oltre 350.000 saranno ad elevata specializzazione, legati ai diversi comparti della Smart City. Anche la nascita di nuove imprese trova nelle principali città l’ambiente più fertile per il loro sviluppo: circa 6.000 startup e 400 tra incubatori e co-working sono collocati in ambienti urbani di medie e grandi dimensioni. Le Smart City sono infatti più attrattive e più competitive della media delle città italiane e rappresentano un volano significativo dell’economia del Paese. Ma occorre conoscerne a fondo le tecnologie. In particolare ci sarà bisogno di esperti di infrastrutture di rete, sensoristica, piattaforme dati, applicazioni mobili e web

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